VENEZIA - Sette studenti universitari su dieci non hanno lasciato
Venezia durante l'emergenza Covid anche se le lezioni erano sospese. E
uno studente su tre dice con certezza che finita l'università vorrebbe
rimanere a vivere a Venezia.
Sono alcuni tra i risultati più significativi del sondaggio promosso
dalle università cittadine nell'ambito del progetto di residenzialità
studentesca ma per «costruire» i residenti di domani. Il progetto si
basa su una stima, fatta dall'ateneo, di trentamila posti letto vuoti
tra b&b, affittacamere, case turistiche che rischiano, nella
prospettiva del dopo emergenza sanitaria, di restare sfitti per mesi o
di essere svenduti.
Lo scorso 27 aprile era arrivata la firma del protocollo di intesa tra
Comune, Iuav, Confedilizia Venezia, Abbav e associazione Agata,
documento che è stato perfezionato e a cui si è aggiunta Intesa Sanpaolo
per finanziamenti e formule assicurative ad hoc per gli alloggi. Tappa
successiva, a fine maggio, la pubblicazione di un questionario di 15
quesiti gestito da «Study in Venice», organo in cui sono riuniti Ca'
Foscari, Iuav, Conservatorio Benedetto Marcello e Accademia di Belle
Arti (con l'impegno del Comune e della Città Metropolitana), per
comprendere le effettive necessità degli studenti, di cui ora si possono
leggere i risultati. Su un totale di una popolazione stimata di 30 mila
studenti, sono 2191 ad aver risposto. I dati si suddividono tra
studenti già immatricolati (2042) e che vorrebbero iniziare gli studi a
settembre (149). Tra i già immatricolati, per la maggior parte di Ca'
Foscari si è anche cercato di capire l'impatto dell'emergenza sanitaria:
il 69,4% ha mantenuto la casa a Venezia e il 19,7% è riuscito a
concordare una riduzione del canone d'affitto con il proprietario. Uno
studente su tre ha lasciato l'alloggio e la città. Con il nuovo anno
accademico alle porte, il 64,7% vorrebbe prendere casa a Venezia, più
della metà privilegiando un appartamento condiviso. E di quelli disposti
a trasferirsi, l'81% vorrebbe abitare tra centro storico e isole: il
38,9% nel sestiere di Dorsoduro (dove si concentrano le sedi
universitarie) e il 17,1% in quello di Cannaregio. Più della metà
sarebbe disposta a spendere non più di 350 euro al mese. La casa ideale?
Connessione Wi-Fi e lavatrice imprescindibili per più del 90%, mentre
il 65,3% predilige la vicinanza alle sedi universitarie e un ragazzo su
due trova importante avere una postazione esclusiva per studiare.
Guardando ai futuri studenti (149), i numeri si somigliano: quesito in
più riguarda la preferenza sulla durata del contratto, dove il 60% ne
preferirebbe uno annuale. Più della metà di loro cerca un alloggio sugli
annunci web, ormai obsolete le bacheche universitarie (utilizzate dal
14,9%).
Più difficile per i futuri studenti immaginare di vivere in città dopo
gli studi, anche se il 37,8% esprime già la preferenza di restare. «E la
fotografia di quello che i ragazzi si aspettano dall'accordo — commenta
Mauro Marzo, docente di Progettazione architettonica, tra i promotori
dell'iniziativa — C'è realismo: i nostri studenti hanno le idee chiare».
La settimana prossima sarà online il portale
www.students.veniceapartment.com, che sarà il luogo di incontro tra
domanda e offerta. «Un AirBnb per studenti — spiega Alberto Ferlenga,
rettore Iuav — Mi hanno scritto da Napoli e Firenze per replicare il
nostro accordo, ne ha parlato anche il New York Times. Le critiche non
le capisco: riportare gli studenti a Venezia fa bene a tutti. Potrebbe
non essere così inverosimile che ci restino a vivere».
Camilla Gargioni
99
Ferlenga:
Pronto il nostro "Airbnb" degli iscritti. Riportare i ragazzi in città fa bene a tutti