In realtà, per quel monolocale, le domande da oltre confine sono state la maggior parte, ma si tratta di un’eccezione: sul portale students.veniceapartment.com si collegano soprattutto italiani. Negli ultimi tre mesi gli accessi si sono moltiplicati, passando da 1423 a 277, con picchi di 400 visite in una sola giornata. Il sito è stato lanciato nel 2020 su impulso del mondo universitario (il polo Study in Venice comprende Iuav, conservatorio e Accademia) con l’appoggio di istituzioni locali e associazioni di categoria proprio nella speranza di riconvertire in appartamenti per studenti quelle affittanze turistiche rimaste orfane dei clienti a causa della pandemia. «Abbiamo intravisto una breccia e abbiamo provato subito ad inserirci, a Venezia ci sono 30 mila studenti e abbiamo sempre voluto che questi potessero vivere in città quando studiano e magari anche in seguito», spiega il rettore uscente dello Iuav Alberto Ferlenga.
Numeri positivi
L’ateneo sta registrando numeri positivi e non bastano gli alloggi: «Abbiamo accordi con gli studentati, convenzioni di ogni tipo, ma dobbiamo continuare a guardarci intorno a 360 gradi, per questo abbiamo anche firmato un accordo con 12 hotel per usare anche le loro camere — continua — Ma speriamo che sempre più privati mettano a disposizione le loro case sul portale, che è il modo più semplice e diretto, basta solo vincere i vecchi luoghi comuni sugli studenti turbolenti, ormai poco giustificabili». Al momento sul portale «resistono» ancora un centinaio di annunci, e solo 3 su 10 sono per la terraferma. Principalmente pubblicano i privati (80%) ma ci sono anche una manciata di agenzie. Almeno altrettanti gli annunci già cancellati, e appena uno ogni dieci si è chiuso in un nulla di fatto: il 75 per cento conclude l’accordo già online, un altro 15 risolve fuori dal circuito.